Napoli: La Bibbia dell'amore
L’amore è la più sfuggente, la più misteriosa e intensa delle emozioni che possiamo provare. Può essere euforia e angoscia, paradiso e inferno, medicina e veleno. Può essere glaciale oscurità. Può essere luce accecante. Può innalzarci a vette inaudite, farci precipitare in abissi insondati. L’amore ci offre la ragione per vivere e quella per morire. Ha creato la vita e l’ha distrutta, innescato guerre e unito imperi. L’amore ha ispirato opere immortali dell’arte e della letteratura. In nome dell’amore, capolavori sono stati censurati, demoliti, bruciati.
L’amore tira fuori il peggio e il meglio della natura umana. Questo paradosso è la vera essenza dell’amore. E’ ciò che rende l’amore così intangibile e indefinibile. Malgrado l’infinità di parole che sono state impiegate per catturarne la natura, l’amore resterà sempre “questa cosa” che non può mai essere pienamente circoscritta. Forse è proprio in questo che risiedono la bellezza, il potere e il mistero dell’amore. Il dilemma di cosa sia l’amore ha tante risposte quante sono le persone che hanno amato. Nel corso dei secoli, pensatori e scrittori hanno cercato di sciogliere il mistero dell’amore. Le idee sull’amore sono l’elemento fondante di miti, poesie e canzoni. Senza dubbio la visione più poetica sull’origine dell’amore risale a Platone, filosofo dell’antica Grecia. Nel suo Simposio, in occasione di un banchetto in onore di Eros, ogni partecipante è invitato a spiegare il segreto dell’amore. Un tempo – racconta il drammaturgo Aristofane – uomo e donna erano una sola cosa: grassottelle, impressionanti creature doppie, con quattro braccia, quattro gambe e due teste che si guardavano l’un l’altra amorevolmente, in un unico corpo. Ma il loro vigore, il loro orgoglio e la loro arroganza non avevano limiti. Desideravano salire sempre più in alto, percorrere tutta la strada che portava al paradiso, sfidando gli dèi stessi. Il dio Zeus si sentì così minacciato e adirato che spaccò in due con violenza quelle creature, schiacciandone l’orgoglio e annullandone il potere. Apollo provò pietà per il genere umano e rimodellò l’anatomia delle restanti metà nelle forme strane e incomplete in cui ci troviamo noi ora. Da quel giorno, vaghiamo su questa terra, e una delle nostre due parti cerca disperatamente l’altra, per potersi riunire a lei. Il desiderio e la ricerca della completezza – conclude Aristofane – sono ciò che chiamiamo amore. Ma che cos’ha da dire la scienza riguardo all’origine dell’amore? Fino a poco tempo fa, la scienza non aveva tempo per l’amore. L’amore veniva archiviato come un’invenzione della mente romantica. Era una fantasia occidentale, un rituale la cui storia si poteva far iniziare con i nobili cavalieri in scintillante armatura e le loro cavalleresche interazioni con le dame di corte. Definizioni retoriche, romantiche, ciniche, o semplicemente originali; ce n’è per tutti i gusti. La stessa parola “amore” si presta a mille interpretazioni perché è utilizzata per esprimere una vasta gamma di sentimenti che possono anche non avere quasi nulla in comune tra loro. L’amore per un figlio, l’amore per la patria, l’amore per il prossimo, l’amore per un Dio, ecc., sono espressioni di stati d’animo molto diversi tra loro. Ma quando si dice “amore” e basta, penso che tutti noi sappiamo a cosa ci si riferisce. L’amore più importante, dirompente, incontrollabile, che può renderci schiavi o pazzi, inermi o aggressivi, colmi di gioia o disperati, è senz’altro e soltanto quello che può nascere tra una coppia. L’amore è un sentimento irrazionale, non c’è dubbio. Non conosce confini di sorta: può colpire persone di età, razze, religioni, culture diverse. Possiamo avere vissuto per anni a fianco di una persona senza avere provato alcuna attrazione particolare per lei e poi, di punto in bianco, sentire una vampata di desiderio irrefrenabile, accorgerci che non possiamo più farne a meno, che desideriamo con tutte le nostre forze la sua presenza, il suo contatto, il suo affetto … in una sola parola: il suo amore. Non so dare una spiegazione a questi fenomeni, che hanno anche origini sicuramente fisiologiche, ma so per certo che esistono, così com’è vero che il più delle volte queste improvvise esplosioni di sentimenti sono reciproche. La stessa cosa può accadere a due persone che si incontrano per la prima volta. Anche in questi casi il fenomeno d’attrazione è inspiegabile, anche se meno facile che sia reciproco. L’amore, come tutti i sentimenti più forti, è invadente e molto esigente. Nessun rapporto umano può dare più di quanto dia l’amore, com’è vero che nessun rapporto umano può far soffrire quanto l’amore. L’unico sentimento che gli assomiglia è l’odio, che potrebbe comunque considerarsi un aspetto negativo dello stesso amore. Sempre restando nel concetto di amore di coppia, amare vuol dire non essere più capaci di vivere bene con noi stessi e sentirci soli anche tra mille persone, se manca la persona amata, così come sentirsi amati vuol dire non sentirsi mai completamente soli. Lo stato d’innamoramento è a metà strada tra la malattia e la beatitudine fisico-intellettuale. Come “malattia” coinvolge tutta la nostra fisicità, che risulta attratta esclusivamente dal contatto con l’altra persona, mentre come “beatitudine” invade tutta la nostra sfera psichica, che non trova modo di concentrarsi su null’altro che non sia il ricordo, la presenza o il desiderio dell’altra persona. Durante la fase acuta dell’innamoramento scompaiono tutti i difetti della persona amata: si potrebbe dire che essa rappresenti in quel momento l’ideale della nostra vita. Nessuno è più desiderabile, attraente, bello, dolce, affettuoso dell’oggetto del nostro amore. Ma sotto l’amore spirituale verso un’altra persona, quanto gioca la pulsione sessuale, che cerchiamo di “nobilitare” caricando di passione un semplice desiderio istintivo? L’idea che nel tempo questo stato d’animo possa evolversi, lasciando una grande delusione o un grande vuoto o più semplicemente tanta indifferenza, sembra inaccettabile a chi è veramente innamorato. Ma la vita insegna che nessun grande amore si mantiene costante nel tempo, anzi, forse si potrebbe dire che più è stato grande un sentimento e più facilmente ne avverrà un crollo rapido e ingovernabile. Una parabola come tante altre: nascita, crescita, culmine, decadimento. Tutto l’universo è una parabola. In amore fanno eccezione quei rapporti che hanno la fortuna di trasformarsi lentamente in profondi sentimenti d’affetto; affetto alimentato da stima reciproca e condivisione d’interessi. Parlando più in generale dell’amore io direi che assai spesso il sentimento nasconde un’origine egoistica e possessiva, mentre il puro concetto d’amore dovrebbe essere totalmente altruistico, ma è molto difficile trovarne validi esempi. In questo gioca un ruolo importante la società, che ci insegna e ci spinge ad amare più in un modo che nell’altro, a parte il nostro innato senso egoistico. Laddove il possesso di beni è considerato un elemento di successo è naturale che anche il possedere persone si allinei al principio generale. Ed è per questo che molte madri non sanno praticare l’arte di allontanare i figli dal loro seno, neppure quando i figli giungano ad età più che matura. L’amore per i propri figli è comunque un sentimento originato dal nostro stesso istinto di mammiferi, quindi in esso non c’è nobiltà, ma condizionamento genetico. Ma esistono tante altre forme che definiamo “amore” e di cui sarebbe interessante parlare. Fa anch’essa parte dell’amore? O l’attaccamento che abbiamo per un amico nasce dalla solidarietà verso qualcuno che riconosciamo molto simile a noi, come vedute, comportamenti, problemi, stato sociale, passioni e interessi, e via dicendo? Anche l’amicizia sottintende un criterio di reciprocità, compresi i casi in cui si sia amici di qualcuno che ci faccia pena, che sentiamo fragile e bisognoso del nostro aiuto. Nel nostro profondo ciò che oggi facciamo per lui nasce da un processo di identificazione. Se fossimo nei suoi panni vorremmo essere aiutati, così scatta in noi il gesto d’aiuto. Oggi a te, domani a me. Forse l’amore più disinteressato che riusciamo a manifestare è rivolto alla natura. Ma è giusto dire che si “ama” la natura? O piuttosto la si ammira, ne godiamo, la usiamo a piacer nostro? Basti vedere con quanto spirito poco rispettoso la sfruttiamo, la natura, per i nostri bisogni e piaceri. di Achille della Ragione e Marina della Ragione
|