Napoli: Intervista al sovrintendente Gizzi
Achille Lauro, fu davvero un disastro per la città? Il Soprintendente ai Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici e Entoantropologici, Stefano Gizzi, annuncia che è sua intenzione organizzare verso la fine del 2011 una grande mostra a Palazzo Reale dedicata a Napoli e alle realizzazioni realizzate durante gli anni in cui Achille Lauro governava la città.
Si tratta di una notizia di grande rilevanza visto che per mezzo secolo ci è stato ripetuto che il periodo “laurino” – spesso riassunto con un’espressione dura e dolente: “le mani sulla città” – è stato l’inizio della fine per la vivibilitò e la bellezza di Napoli. Ma allora,abbiamo chiesto a Gizzi, qual è il decennio più catastrofico del novecento per l’architettura e l’urbanistica napoletana? Paradossalmente le ultime due decadi del Novecento, quelle ove, nonostante formalmente si sia tanto parlato e discusso di tutela del paesaggio e di qualità dell’architettura, si è registrato, al contrario, il maggior aumento di abusivismo edilizio diffuso, tanto a Napoli città che nei comuni limitrofi (si pensi a quelli dell’area vesuviana – Pompei, Bosco Tre Case - o dell’area flegrea -Monte di Procida, Bacoli, Pozzuoli) e nelle isole, con la diffusione di un’architettura di infima qualità; sono anni durante i quali si è registrato il fallimento di architetture di nomi pur molto validi a livello generale, quali le torri di Aldo Loris Rossi ai Ponti Rossi (la cui realizzazione abbraccia l’intera decade degli anni Ottanta), mai integratesi con il contesto archeologico romano (l’acquedotto Claudio) o con l’archeologia industriale presente nell’area (la fonderia Chiurazzi), o la rottura di situazioni consolidate, quali la sistemazione del viale Augusto in asse con la Mostra d’Oltremare, con la volontà del lasciare il proprio segno personale da parte di architetti famosi che hanno oltremodo frammentato il rigoroso disegno urbano. Dunque gli anni di Achille Lauro al potere (sindaco dal 1952 - 1957, e per tutto il 1961), comunemente descritti come esempi di cattiva urbanistica a Napoli, non sono stati così disastrosi ? In realtà, lo scempio edilizio di buona parte di Napoli, checché se ne pensi, è avvenuto non con Lauro, ma durante la gestione di Alfredo Correra, commissario straordinario alla fine degli anni Cinquanta - sotto il cui comando avvengono deturpamenti ambientali quali la «Muraglia Cinese» di via Kagoshima al Vomero o le lottizzazioni dell’Arenella e di buona parte di Fuorigrotta, di via Caravaggio e di via Manzoni - nonché degli altri Commissari Prefettizi via via succedutisi, i quali in maniera disinvolta hanno permesso e avallato varianti «sotterranee» ai piani urbanistici vigenti. Di questo periodo esistono aspetti positivi, iniziative degne di interesse, strategie urbane valide, singoli episodi di rilievo? Sotto Lauro si progettano e si realizzano complessi di case popolari significativi, firmati da docenti quali Renato De Fusco (le case popolari di San Giacomo dei Capri a via Jemma, tra il 1956 il 1959), l’edificio INA-CASA di Salvatore Cozzolino al Ponte dei Granili (1952-’54), nonché le strutture di Vittorio Amicarelli a Posillipo. Negli anni in cui Lauro è sindaco, vengono proseguite eincrementate, senza impedimenti di sorta, varie progettazioni da parte dei maggiori protagonisti dell’epoca, da Canino a Cocchia, da De Luca a De Felice. E non si dimentichino realizzazioni periferiche, come il quartiere «Nuova Villa» tra Barra e San Giovanni a Teduccio, concepito ed elaborato dai «romani» Carlo Aymonino, Carlo Chiarini, Carlo Melograni e Sergio Lenci (purtroppo, oggi, assai trasformato e degradato). E soprattutto garbata e sobria, scevra da enfatizzazioni particolari, era la sistemazione di Piazza Municipio, dal porto sino a Palazzo San Giacomo, che teneva presente, nel giusto equilibrio, il rapporto bilanciato tra dimensione spaziale, disegno architettonico e arredo urbano. Lo stesso può dirsi dell’area centrale di via Cervantes-via dei Guantai Nuovi.Inoltre, nel medesimo discorso programmatico che Lauro pronunciò, nel 1959, in favore della promulgazione della legge speciale per Napoli, erano contenuti spunti degni di rilievo, quali le motivazioni da lui addotte a sostegno della ripresa dell’edilizia, nonché quelle presentate per risolvere il problema della casa (specie di quelle popolari), in un momento che ancora risentiva fortementedei disastri del conflitto bellico.Durante gli anni di Lauro al potere sono stati messi in atto anche processi negativi, quali?Sicuramente l’eccessiva lottizzazione del Vomero e delle aree alte (Colli Aminei), con finalità non propriamente legate a necessità urbanistiche, e lo scarso interesse per i restauri e la conservazione del centro storico: ma tutto ciò rappresenta una conquista più recente, nonostante gli ammonimenti, in quel periodo, di personaggi e studiosi quali Roberto Pane e, per altri versi, Luigi Cosenza.La ricostruzione storica di quel periodo è stata influenzata dalla strumentalizzazione ideologica? Su questo mi sembra non vi sia alcun dubbio. Ciò è ben espresso anche dalla letteratura recente: si vedano, fra tutti, gli scritti di Antonio Cassese e di Achille Della Ragione, ed in particolare il suo volume, del 2003, Achille Lauro Superstar. La vita, l’impero, la leggenda, edito da Guida.Potrebbe essere maturo il tempo per un riesame di quegli anni, magari con una grande mostra a Palazzo Reale?È proprio mia intenzione organizzare, verso la fine del prossimo anno (2011), una mostra a Palazzo Reale sulle realizzazioni «laurine» di qualità, anche confrontandole con scelte meno riuscite (soprattutto in campo urbanistico). Peraltro, a rafforzare tale idea,si deve l’insistenza attuale del Comune di Napoli, ai fini di intraprendere una serie di alienazioni che possano rinsanguarne il bilancio, nel richiedere alla nostra Soprintendenza, senza attendere una adeguata valutazione storica, giudizi e attestati di «non interesse culturale» di molta edilizia di proprietà dello stesso Comune, proprio perché di epoca «laurina»: ciò mi ha indotto ad approfondire il tema ed a scoprire che, al contrario, parte non indifferente di tali realizzazioni (anche se variate in parte rispetto alle progettazioni iniziali, come nel caso di quelle di Renato De Fusco) appaiono ancor oggi di grande qualità. Diego Lama
|