Ischia: In quasi tutti i paesi del terzo mondo e in quelli che non subiscono i condizionamenti del Vaticano viene usata liberamente e senza nessuna complicanza riscontrata.
In questi giorni le prime pagine dei giornali dedicano i titoli di testa alla sperimentazione della pillola RU486, in grado di provocare l’interruzione della gravidanza senza dover ricorrere all’intervento chirurgico. Gli ospedali di tutta Italia, soprattutto quelli delle regioni amministrate dalla sinistra, hanno cominciato la corsa per poterne usufruire al più presto; nonostante una assurda e poca civile presa di posizione da parte del Ministro della salute.
Per saperne di più abbiamo pensato di intervistare il professor Achille della Ragione, che da oltre 30 anni è tra i maggiori esperti del settore ed al quale si deve una poco nota, quanto efficace, metodica farmacologia per provocare l’aborto. Cosa pensa di questa sperimentazione? E’ inesatto ed ipocrita parlare di sperimentazione quando il farmaco in questione è adoperato da oltre 15 anni in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Cina a quasi tutti i paesi del terzo mondo. E dovunque è stato adoperato non vi sono mai state complicazioni, né è aumentato il numero degli aborti. Perchè solo oggi la pillola arriva in Italia? Perchè noi siamo una colonia culturale del Vaticano, a tal punto che la stessa casa farmaceutica che produce l’RU486 ha ritenuto inutile chiederne l’autorizzazione all’impiego nel nostro paese. Altrove è stato tutto facile? Negli anni Ottanta in Francia il professor Baulieu, nello studiare delle sostanze ad effetto antiprogestinico scoprì che una di queste, il mifepristone, la famosa RU486, possedeva spiccate proprietà abortive, perché inibiva la crescita della mucosa uterina. Il vantaggio di questo nuovo farmaco consisteva nella somministrazione per via orale di una sola dose, circostanza che permette una gestione ambulatoriale dell’I.V.G. fino alla settima settimana di gestazione, con effetti collaterali modesti, facilmente dominabili con l’assunzione di farmaci appropriati. L’avvenuta interruzione viene confermata attraverso l’esame ecografico. In Francia la pillola abortiva ed il professor Baulieu non hanno avuto vita facile. La casa farmaceutica produttrice della sostanza, la Roussel, venne minacciata da associazioni di medici e di consumatori cattolici, le quali inoltre, dichiararono che avrebbero boicottato gli altri numerosi farmaci commercializzati dalla società, sia in Francia che all’estero. Davanti al portafoglio la Roussel fece velocemente marcia indietro, ritirando il prodotto e soltanto l’energica iniziativa del ministro della sanità francese, una donna, la costrinse a rifornire nuovamente gli ospedali. A lungo la RU486 è stata adoperata soltanto in Francia, incontrando il gradimento di una cospicua percentuale di pazienti, soprattutto di quelle che avevano avuto precedenti esperienze di I.V.G. (Interruzioni Volontarie di Gravidanza) attuate con le metodiche tradizionali. La casa farmaceutica si è in seguito liberata della famigerata pillola cedendone a costo simbolico il brevetto ad una piccola ditta, la quale si è interessata a far giungere il prodotto in molte altre nazioni, dall’Inghilterra, ove il mifepristone è adoperato dal 1994, agli Stati Uniti, dalla Germania all’Olanda. Cosa prevede per l’Italia? In Italia ogni tanto sommessamente si è discusso di autorizzare la vendita del farmaco, ma, come avvenne a suo tempo per la pillola contraccettiva, bisognerà attendere a lungo. Si prevede infatti ardua la battaglia per far sì che anche le donne italiane possano usufruire di una metodica in grado di sottrarle all’intervento chirurgico, all’annessa ospedalizzazione per il ricorso all’anestesia generale, all’impatto emozionale con persone e strutture potenzialmente indagatorie, circoscrivendo l’intervento del medico all’assistenza dei rari effetti collaterali ed a risolvere i pochi casi di aborto incompleto. Nell’estenuante attesa non si deve rimanere inattivi, perché già da oggi è immediatamente possibile usufruire anche in Italia di una metodica farmacologia in grado di indurre l’I.V.G. con una percentuale di successo superiore alla stessa pillola francese. Come è possibile? La storia che voglio ora brevemente raccontarvi è una classica storia all’italiana. Essa è ambientata agli inizi degli anni Novanta in un piccolo ospedale di provincia, a Cava de’ Tirreni a pochi chilometri da Salerno, dove mi trovavo a lavorare in condizioni ambientali ostili per portare avanti la battaglia per l’attuazione della legge 194, in una struttura con un primario obiettore, un direttore sanitario pilatesco, un presidente di U.S.L. cattolico praticante, impenitente baciapile e tutto il personale parasanitario che si rifiutava di collaborare; oltre alle assistenti sociali del consultorio che sottoponevano le donne a defatiganti indagini inquisitorie. La divisione di ginecologia dell’ospedale di Cava de’ Tirreni fu la prima in Italia, dal 1987, ad adoperare il Cervidil, una prostaglandina somministrabile per via vaginale, allo scopo di facilitare la dilatazione dell’utero. Le prostaglandine sono state per anni adoperate per indurre l’aborto; è stata sperimentata la somministrazione per via intramuscolare, endovenosa, extra amniotica, intra amniotica, ma gli effetti collaterali per via sistemica erano molto severi, per cui la metodica era stata quasi abbandonata, fino a quando, attraverso la via endovaginale, si è riusciti ad ottenere un’ottima efficacia associata ad una notevole riduzione degli effetti collaterali. Saltuariamente il Cervidil era da noi adoperato nelle nullipare all’11°-12° settimana di gestazione per rammollire e favorire la dilatazione del canale cervicale, prima di procedere allo svuotamento uterino. La candeletta veniva introdotta profondamente in vagina circa tre ore prima dell’intervento e talune volte capitava che, per impegni urgenti di reparto, l’esecuzione dell’I.V.G. venisse rinviata di alcune ore e spesso, quando si rivisitava la donna, ci si accorgeva che l’aborto si era espletato in maniera completa, come confermava l’indagine ecografia. Da queste casuali osservazioni mi è balenata l’idea di poter ottenere l’I.V.G. senza dover ricorrere a tecniche chirurgiche. E cosa avete fatto? Abbiamo consultato la letteratura scientifica sull’argomento ed abbiamo constatato che il Cervidil era stato adoperato all’estero da solo per indurre l’aborto, con percentuali di successo decisamente interessanti e con degli effetti collaterali modesti. Abbiamo intuitivamente pensato di associare alle prostaglandine un diverso contratturante uterino, l’ormone ossitocico (Syntocinon), usato da decenni nel post partum, scoprendo che le due sostanze, a differenza di quello che si credeva prima, possedevano una sinergia notevole, migliorando considerevolmente la percentuale di successo che nella nostra sperimentazione fu del 96%, un risultato più lusinghiero della stessa pillola francese. Appena cominciammo la sperimentazione ottenemmo un notevole gradimento soprattutto da parte di quelle pazienti che avevano avuto precedenti esperienze con le tecniche tradizionali. Pubblicammo i risultati delle nostre sperimentazioni su riviste scientifiche (Contraccezione, Fertilità, Sessualità, vol. 18, n. 4, luglio 1991; idem, vol. 19, n. 3, maggio 1992) e ne demmo notizia nel corso di convegni internazionali. (Vedi atti dell’International Congress of Obstetrix and Gynecology, Isola d’Elba, giugno 1992). I consultori dei comuni limitrofi cominciarono ad inviarci pazienti in numero sempre maggiore, ma l’atmosfera di ostilità intorno al nostro lavoro cresceva giorno dopo giorno, fino a quando della nuova metodica diedero notizia, prima un quotidiano (Il Golfo, 5 febbraio 1992) e poi alcune televisioni locali. Cosa successe allora? La reazione da parte delle istituzioni non si fece attendere: un’interrogazione parlamentare da parte dell’onorevole Parlato al ministro della Sanità ed a quello di Grazia e Giustizia e prontamente una giovane magistrata della Procura di Salerno, per intimidirci, fa sequestrare dai carabinieri le cartelle cliniche, con la scusa di dover approfondire la questione, approfondimento che dopo circa tredici anni deve ancora concludersi!!! Come vi comportaste? L’ospedale non acquista più le candelette di Cervidil e continuiamo ancora per qualche mese soltanto grazie alla casa farmaceutica che ci fornisce gratuitamente il prodotto. Infine, con il mio improvviso licenziamento, la sperimentazione si ferma ed un velo di silenzio cala su tutta la vicenda, senza che alcun organo di informazione si interessi più di questa metodica farmacologia, che avrebbe permesso alle donne di risolvere in prima persona il dramma dell’aborto. Anche il gravoso problema dell’obiezione di coscienza tra il personale medico e parasanitario, che assilla e paralizza tanti ospedali, sarebbe stato alleviato da tale metodica, perché è ipotizzabile che le donne possano da sole introdursi in vagina le candelette di prostaglandina e finalmente dell’aborto non dovrebbero più interessarsi legislatori e preti, medici ed assistenti sociali, facendo sì che questa scelta, difficile e quasi sempre dolorosa, riguardi unicamente la donna e la sua coscienza.
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