Napoli: Una piazza per Achille Lauro
La morte di Francesco Rosi, autore del famoso Le mani sulla città, ha risvegliato il dibattito sugli anni del sacco edilizio, ribadendo falsità storiche inveterate, come due casi emblematici di speculazione edilizia, attribuiti dalla vox populi al Comandante, che videro viceversa la luce durante gli anni del commissariamento; mi riferisco alla famigerata muraglia cinese di via Aniello Falcone ed al mostruoso palazzo Ottieri di piazza Mercato.
A Napoli vi è via Kagoshima e via Jan Palach, vico Scassacocchi e vico Fico, via dei Chiavettieri al Porto e via dei Chiavettieri al Pendino, ma nessuna piazza, largo,via, viale, vico, fondaco, cupa, strettoia che ricordi ai napoletani Achille Lauro! Chi era costui? Uno sconosciuto Carneade, oppure il sindaco plebiscitario per anni della città, l’abilissimo imprenditore, il presidente a vita del calcio Napoli, il più grande armatore di tutti i tempi nel mondo, o, come amava definirlo Antonio Ghirelli: l’ultimo re borbone. Ad oltre trenta anni dalla morte è giunto il momento di sdoganarlo, ristabilendo la verità storica e di farlo conoscere alle giovani generazioni, cancellando pregiudizi politici che non hanno più motivo di esistere ai nostri giorni. Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di consultare in rete il libro Achille Lauro superstar, il quale, in un capitolo, tratta con nuovi documenti gli anni travagliati del "sacco della città", dimostrando che il grosso delle nuove costruzioni nei quartieri alti napoletani non avvenne durante il periodo in cui Lauro era sindaco(1952-'58), bensì durante i tre anni della reggenza Correra, il famigerato commissario inviato dal potere centrale per punire la città che votava il partito monarchico. Doveva rimanere in carica soltanto tre mesi per gestire le elezioni, regnò viceversa per oltre trenta mesi e cementificò interi quartieri. Achille della Ragione
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